Reintroduciamo i corsi di lingua italiana nelle scuole professionali e commerciali!
Non priviamo gli apprendisti dell’opportunità di studiare la loro lingua!
Oggi è l’italiano a morire, e domani? La lingua nazionale[1] è senza dubbio il ramo più colpito dalla riforma della formazione commerciale e, prima ancora, della formazione alla gestione del commercio.
È stata drasticamente ridotta in termini di contenuti e di orari[2]. In realtà, gli autori della riforma hanno solo una visione utilitaristica, semplicistica e penosa della padronanza della lingua nazionale, che si riduce a imparare a rispondere gentilmente al telefono, a differenziare i registri linguistici o a coniugare correttamente il condizionale, che è molto utile, è vero, per rispondere correttamente al telefono! Questi sono gli obiettivi della riforma, non un riassunto tinto di ironia…
Sono finiti i tempi della lettura, dell’argomentazione e della buona padronanza dell’ortografia e della grammatica. Sono finiti i tempi della cultura, della letteratura, della poesia, dell’analisi degli articoli di stampa e delle gite culturali.
Di conseguenza, i contenuti del programma nazionale di lingua saranno in gran parte insegnati da insegnanti di altre materie, senza che siano richieste competenze specifiche per trasmettere concetti elementari come parlare educatamente… Addio insegnanti di lingua nazionale!
E ancora! Solo la lingua nazionale in cui i nostri alunni si esprimono permette loro di sviluppare un modo strutturato di pensare, di costruire una riflessione, di interrogarsi e di cogliere le problematiche e la complessità del mondo in cui si evolvono. È il principale veicolo di emancipazione, cultura e umanizzazione, ed è stato ridotto a nulla… La riforma vede la lingua nazionale solo come un mezzo per integrare un pensiero standardizzato e robotizzato, e soprattutto senza sviluppare il pensiero critico, che è stato totalmente sradicato.
Per garantire un futuro professionale, sociale, culturale ed economico ai nostri alunni e permettere loro di continuare a formarsi, progredire, emanciparsi, cogliere le sfide del mondo o riorientarsi, chiediamo che la lingua nazionale sia inclusa nelle competenze operative, sull’esempio dell’inglese in alcuni cantoni, e che costituisca un ramo a sé stante.
È fondamentale, perché è la prima lingua degli studenti, quella in cui si esprimono, pensano, sognano e si costruiscono come individui liberi, capaci di capire, scegliere e determinarsi. Chiediamo un corso di francese vero e di qualità, che integri le competenze operative come previsto.
Per favore, sosteneteci! Non priviamo gli apprendisti della cultura generale! Non rinunciamo alla qualità! Esigiamo il meglio! Continuiamo a emanciparci!
Per gli alunni, gli insegnanti e il diritto all’istruzione, firma la petizione!
Petizione al Ministro dell’Istruzione e alla SEFRI: salvate l’italiano, la nostra lingua nazionale!
Imparare significa prepararsi a essere liberi, e quindi a mantenere la promessa della democrazia. Non si tratta solo di avere alcune chiavi per integrarsi nel mondo così com’è. [1]
Con la riforma della formazione professionale commerciale, gli studenti non imparano più a pensare, leggere e scrivere, ma ripetono sempre gli stessi principi e gli stessi atteggiamenti standardizzati nei tre luoghi di formazione.
Nelle scuole professionali non si insegna più a pensare per svilupparsi come individui liberi, ma si insegna a conformarsi e a sottomettersi all’autorità professionale. Gli insegnanti francesi sono tenuti a fornire un insegnamento strettamente incentrato sulla pratica professionale, impossibile da applicare altrove e che quindi mette a rischio il possibile riorientamento di questi giovani in formazione.
Sono finiti i tempi della lettura, dell’argomentazione e della padronanza dell’ortografia e della grammatica! Sono finiti i tempi della cultura, della letteratura, della poesia, dell’analisi degli articoli di stampa e delle uscite culturali!
Per garantire un’istruzione degna di questo nome, emancipante, stimolante, utilizzabile ovunque e in qualsiasi momento, che permetta agli studenti di costruire e di essere costruiti, togliamo il francese (la lingua nazionale) dagli ambiti delle competenze operative e facciamone una materia a sé stante, come già avviene per l’inglese nel Cantone di Vaud!
Sosteneteci! Firma la petizione!